Iter

Mar­zo 2017 – Noti­fi­ca del Regno Uni­to del riti­ro (“with­dra­wal”) dall’Unione Euro­pea e aper­tu­ra dei nego­zia­ti con il man­da­to a con­clu­der­li entro mar­zo 2019. Tale sca­den­za è, di fat­to, fis­sa­ta dal­le rego­le dell’Unione Euro­pea che pre­ve­do­no un tem­po mas­si­mo di due anni per defi­ni­re i ter­mi­ni nel caso di fuo­ri usci­ta di uno Sta­to membro.

Apri­le 2017 – Riso­lu­zio­ne del Par­la­men­to Euro­peo per l’apertura dei nego­zia­ti ed orien­ta­men­ti per le linee guida.

Set­tem­bre 2017 – Pro­po­sta del Regno Uni­to fina­liz­za­ta alla pos­si­bi­li­tà che ven­ga pre­vi­sto un perio­do tran­si­to­rio suc­ces­si­va­men­te al mar­zo 2019 dopo la con­clu­sio­ne del nego­zia­to e con­fer­ma del­la deter­mi­na­zio­ne del­la fuo­riu­sci­ta del Regno dal Mer­ca­to uni­co e dall’Unione doganale.

Dicem­bre 2017 – Il Con­si­glio euro­peo appro­va l’accordo rag­giun­to sul­la pri­ma fase.

Mar­zo 2018 – Appro­va­zio­ne di una boz­za di accor­do sui pun­ti chia­ve e sul­la dura­ta del perio­do di tran­si­zio­ne che sarà di ven­tu­no mesi, per­tan­to ter­mi­ne­rà a dicem­bre 2020.

In que­sto perio­do il Regno Uni­to reste­rà nel Mer­ca­to uni­co e con­ti­nue­rà ad appli­ca­re le nor­me euro­pee (com­pre­sa la PAC), ma per­de­rà il dirit­to di voto e la pre­sen­za nel­le isti­tu­zio­ni del­la UE e potrà apri­re nego­zia­ti di libe­ro scam­bio con altri Pae­si terzi.

Inol­tre, dichia­ra­zio­ni di The­re­sa May in meri­to all’intenzione di man­te­ne­re un’equa con­cor­ren­za tra le par­ti e l’augurio che nel Regno Uni­to i livel­li qua­li­ta­ti­vi e di con­trol­lo nei set­to­ri agri­co­lo e del­la pesca resti­no alti come quel­li appli­ca­ti dal­la UE, ma pre­ve­den­do mar­gi­ni di elasticità.

Pub­bli­ca­zio­ne di una riso­lu­zio­ne di orien­ta­men­ti del Par­la­men­to euro­peo e del­le linee gui­da adot­ta­te dal Con­si­glio europeo.

Apri­le 2018 – Il par­la­men­to del Regno Uni­to vota una mozio­ne non vin­co­lan­te affin­ché UK resti nell’Unione doga­na­le UE.

Que­sto faci­li­te­reb­be il man­te­ni­men­to del libe­ro mer­ca­to tra Unio­ne Euro­pea e Regno Uni­to ed aiu­te­reb­be a risol­ve­re la pro­ble­ma­ti­ca del­la fron­tie­ra tra Irlan­da del nord e Repub­bli­ca d’Irlanda.

Giu­gno 2018 – La Com­mis­sio­ne euro­pea pub­bli­ca oltre 60 avvi­si sui pre­pa­ra­ti­vi set­to­ria­li neces­sa­ri nel caso di assen­za di accor­do con il Regno Unito.

Luglio 2018 – L’UK pre­sen­ta alla Com­mis­sio­ne euro­pea un Libro bian­co con­te­nen­te pro­po­ste det­ta­glia­te su tut­ti i capi­to­li eco­no­mi­ci nel qua­le vie­ne indi­ca­to che per il com­mer­cio dei pro­dot­ti indu­stria­li, agri­co­li, agroa­li­men­ta­ri e del­la pesca si adot­te­rà una linea “mor­bi­da”, ovve­ro ver­rà man­te­nu­ta una sor­ta di mer­ca­to unico.

Que­sto risol­ve­reb­be anche le pro­ble­ma­ti­che rela­ti­ve alla fron­tie­ra irlandese.

La UE si espri­me nega­ti­va­men­te sostan­zial­men­te sul prin­ci­pio di affron­ta­re in ter­mi­ni dif­fe­ren­ti mer­ci e persone.

Novem­bre 2018 – Il gover­no del Regno Uni­to ed il Con­si­glio euro­peo appro­va­no un accor­do per la fuo­riu­sci­ta dall’Europa del­lo stes­so Regno Uni­to (With­dra­wal Agree­ment) che sostan­zial­men­te rin­via anco­ra di due anni, dopo il 29 mar­zo 2019, l’attuale situa­zio­ne nei rap­por­ti com­mer­cia­li, socia­li, ecce­te­ra tra le due parti.

Si è aggiun­ta, inol­tre, alle altre que­stio­ni da risol­ve­re quel­la rile­va­ta dal gover­no spa­gno­lo rela­ti­va alle rela­zio­ni con Gibil­ter­ra, attual­men­te ter­ri­to­rio britannico.

Gen­na­io 2019 – La Came­ra dei Comu­ni bri­tan­ni­ca (il Par­la­men­to) boc­cia la pro­po­sta di accor­do con un’altissima per­cen­tua­le. Il gior­no suc­ces­si­vo alla vota­zio­ne il gover­no ottie­ne nuo­va­men­te la fidu­cia, per pochis­si­mi voti, nell’ambito di un pro­ce­di­men­to in qual­che modo dovu­to in segui­to al rifiu­to dell’accordo pro­po­sto pro­prio dal gover­no. Infi­ne The­re­sa May pre­sen­ta il così det­to “Pia­no B”, una nuo­va pro­po­sta di intesa.

Mar­zo 2019 – Le vota­zio­ni del­la Came­ra dei Comu­ni bri­tan­ni­ca tenu­te­si tra il 12 ed il 15 mar­zo han­no por­ta­to: ad un nuo­vo riget­to del­la pro­po­sta di accor­do con­cor­da­ta tra il gover­no UK e la UE; all’indicazione (vin­co­lan­te poli­ti­ca­men­te, ma non legal­men­te) che il Regno Uni­to non pos­sa, né oggi né mai, lascia­re l’Unione euro­pea sen­za un accor­do; alla richie­sta di pro­ro­ga del­la sca­den­za del 29 mar­zo 2019 fino al 30 giu­gno 2019 inol­tra­ta, poi, al Con­si­glio euro­peo dal gover­no bri­tan­ni­co. La data del 30 giu­gno è col­le­ga­ta a quel­la dell’insediamento del nuo­vo Par­la­men­to euro­peo: 1° luglio 2019.

Il Con­si­glio ha in effet­ti con­ces­so al Regno Uni­to una pro­ro­ga del ter­mi­ne fis­sa­to per la sua usci­ta dal­la UE, ma fino al 22 mag­gio – ovve­ro pri­ma del­le ele­zio­ni del Par­la­men­to euro­peo – se il Regno Uni­to accet­te­rà di apri­re un nego­zia­to con l’Unione, oppu­re fino al 12 apri­le nel caso in cui, al con­tra­rio, la deci­sio­ne sarà di usci­re sen­za alcun accordo.

Entro mar­zo 2019 – E’ pre­vi­sto che l’Agenzia euro­pea per i medi­ci­na­li e l’Autorità ban­ca­ria euro­pea, attual­men­te con sede a Lon­dra, ed altri orga­ni­smi dislo­ca­ti nel Regno Uni­to, come il Cen­tro di moni­to­rag­gio del­la sicu­rez­za Gali­leo, deb­ba­no lascia­re l’UK per esse­re tra­sfe­ri­ti in un altro Sta­to mem­bro del­la UE. E così stan­no facendo.

Apri­le 2019 – In segui­to ad ulte­rio­ri vota­zio­ni del­la Came­ra dei Comu­ni bri­tan­ni­ca nega­ti­ve, su man­da­to del­lo stes­so par­la­men­to, il gover­no UK ha chie­sto anco­ra una vol­ta una pro­ro­ga dei ter­mi­ni di reces­so al 30 giu­gno 2019.

Il 10 apri­le il Con­si­glio euro­peo ha con­ces­so al Regno Uni­to una pro­ro­ga fino al 31 otto­bre 2019 con la pos­si­bi­li­tà di usci­re dal­la UE in qual­sia­si data pre­ce­den­te. In que­sto perio­do la Gran Bre­ta­gna reste­rà mem­bro dell’Unione euro­pea a tut­ti gli effet­ti, con dove­ri e dirit­ti, e dovrà par­te­ci­pa­re alle ele­zio­ni del Par­la­men­to euro­peo. Nel caso non pro­ce­des­se con le ele­zio­ni, il pri­mo giu­gno usci­rà dal­la UE.

Con­te­nu­ti

Situa­zio­ne nel caso di aper­tu­ra del negoziato 

 La pro­po­sta di accor­do (With­dra­wal Agree­ment) appro­va­ta dai nego­zia­to­ri il 14 novem­bre 2018 ed il 25 novem­bre dal Con­si­glio euro­peo ed infi­ne boc­cia­ta dal Par­la­men­to bri­tan­ni­co per tre vol­te (15 gen­na­io, 12 e 29 mar­zo 2019) pre­ve­de un perio­do tran­si­to­rio fino al 31 dicem­bre 2020, con la pos­si­bi­li­tà di una sola pro­ro­ga per un altro anno.

Con l’augurio che anco­ra l’accordo pos­sa esse­re accet­ta­to dal­la par­te bri­tan­ni­ca, ecco una sin­te­si dei con­te­nu­ti del­le tema­ti­che di nostro pri­ma­rio inte­res­se nel perio­do transitorio.

 Per­ma­ne la libe­ra cir­co­la­zio­ne dei beni tra i due mer­ca­ti sen­za neces­si­tà di modi­fi­ca­re o ri-eti­chet­ta­re. Que­sto vale anche per le mer­ci col­lo­ca­te sui due mer­ca­ti, reci­pro­ca­men­te, pri­ma del­la fine del perio­do transitorio.

In via del tut­to ecce­zio­na­le, i movi­men­ti di ani­ma­li vivi e gli scam­bi di pro­dot­ti di ani­ma­li tra i due mer­ca­ti, a par­ti­re dal­la fine del perio­do di tran­si­zio­ne, sono sog­get­ti alle rego­le vali­de nel­le due par­ti sui con­trol­li sani­ta­ri ai con­fi­ni, a pre­scin­de­re dal fat­to che sia­no sta­ti movi­men­ta­ti pri­ma o dopo dal­la fine del perio­do di transizione.

 Rima­ne vali­do il reci­pro­co rico­no­sci­men­to del­le indi­ca­zio­ni geo­gra­fi­che in UK (per quel­le UE) e nel­la UE (per quel­le UK). Suc­ces­si­va­men­te è tut­to da negoziare.

 La UE trat­ta l’UK come se fos­se uno Sta­to mem­bro ad ecce­zio­ne del­la sua par­te­ci­pa­zio­ne nel­le isti­tu­zio­ni e strut­tu­re gover­na­ti­ve del­la UE stessa.

Il perio­do tran­si­to­rio, quin­di, ser­vi­rà anche per il tra­sfe­ri­men­to bri­tan­ni­co dell’amministrazione, del busi­ness, ecce­te­ra.

Con­fa­gri­col­tu­ra, natu­ral­men­te, guar­da­va con favo­re a que­sta inte­sa rite­nen­do il With­dra­wal Agree­ment l’unica via per­cor­ri­bi­le in que­sto momen­to, pur essen­do con­sa­pe­vo­le che i veri nodi del­la que­stio­ne sareb­be­ro sta­ti solo rin­via­ti. Rite­ne­va posi­ti­vo, comun­que, che l’Unione Euro­pea aves­se più tem­po dispo­ni­bi­le per affron­ta­re la situa­zio­ne deter­mi­na­ta dal­la Bre­xit, essen­do di note­vo­le complessità.

Con la boc­cia­tu­ra da par­te del Regno Uni­to del­la pro­po­sta di accor­do, la situa­zio­ne è risul­ta­ta par­ti­co­lar­men­te cri­ti­ca e l’Unione euro­pea ha mostra­to subi­to segna­li di ulte­rio­re aper­tu­ra affin­ché si potes­se anco­ra ten­ta­re di scon­giu­ra­re la fuo­ri usci­ta del Regno e la stes­sa fuo­ri usci­ta sen­za un accor­do che la ren­da meno dan­no­sa per l’una e per l’altra parte.

Tra le diver­se ipo­te­si che era­no emer­se vi è la pos­si­bi­li­tà di esten­sio­ne dell’articolo 50, che in ter­mi­ni pra­ti­ci vuo­le dire uno slit­ta­men­to in avan­ti del­la data di reces­so (pre­vi­sta il 29 mar­zo 2019), così da poter ave­re ulte­rio­ri mar­gi­ni per la negoziazione.

In ter­mi­ni giu­ri­di­ci risul­te­reb­be che l’estensione dell’articolo 50 pos­sa esse­re richie­sta uni­la­te­ral­men­te dal Pae­se che ha chie­sto il reces­so (Regno Uni­to) per poi esse­re appro­va­ta dai sin­go­li 27 Sta­ti mem­bri ed all’unanimità.

Una buo­na noti­zia è che sul sito del gover­no UK sono sta­ti pub­bli­ca­ti dei docu­men­ti – il con­te­nu­to dei qua­li ci è sta­to con­fer­ma­to dall’Ambasciata bri­tan­ni­ca in Ita­lia – ad oltre l’80% dei pro­dot­ti agri­co­li ed agroa­li­men­ta­ri il Pae­se non appli­che­rà dazi, tra que­sti vi sono i set­to­ri viti­vi­ni­co­lo ed ortofrutticolo.

Cer­ta­men­te, resta il ram­ma­ri­co che un Pae­se così avan­za­to come il Regno Uni­to non abbia sapu­to capi­re per tem­po l’insensatezza del­la sua azio­ne e la debo­lez­za che que­sta gli comporta.

Per dove­re di infor­ma­zio­ne, aggiun­gia­mo che si è intra­vi­sta anche la pos­si­bi­li­tà che UK pro­ce­da ad un nuo­vo refe­ren­dum, però non con lo stes­so que­si­to del pre­ce­den­te (Bre­xit sì o no), ma con la richie­sta di espri­mer­si se appro­va­re o meno l’accordo o, più in gene­ra­le, un accor­do. Da rile­va­re anche le qua­si 6 milio­ni di fir­me alla peti­zio­ne indet­ta nel Regno Uni­to in con­tra­sto alla Bre­xit.

La Com­mis­sio­ne euro­pea, infi­ne, ha infor­ma­to che è pron­ta a soste­ne­re i set­to­ri che potreb­be­ro subi­re perio­di di cri­si a cau­sa del­la Bre­xit con prov­ve­di­men­ti imme­dia­ti simi­la­ri a quel­li assun­ti per l’embargo rus­so. Tra le pro­du­zio­ni mag­gior­men­te cita­te sono i set­to­ri bovi­no, lat­tie­ro-casea­rio, orto­frut­ti­co­lo e del florovivaismo.

In meri­to ave­va pre­so posi­zio­ne anche la Task for­ce costi­tui­ta pres­so il COPA COGECA cor­reg­gen­do quel­la di soste­gno al solo set­to­re bovi­no (con par­ti­co­la­re rife­ri­men­to al mer­ca­to irlan­de­se) in segui­to alla sen­si­bi­liz­za­zio­ne di Confagricoltura.

Situa­zio­ne precedente 

L’Unione Euro­pea ha adot­ta­to le linee gui­da del nego­zia­to con un approc­cio in due fasi. A dicem­bre 2017 i rap­pre­sen­tan­ti del gover­no del Regno Uni­to e del­la Com­mis­sio­ne euro­pea han­no tro­va­to un accor­do sui seguen­ti tre pun­ti posti come con­di­zio­ne dal Con­si­glio euro­peo per poter pas­sa­re alla secon­da par­te nego­zia­le ed affron­ta­re, quin­di, i temi rela­ti­vi alle rela­zio­ni commerciali.

o Man­te­ni­men­to dei dirit­ti dei cit­ta­di­ni resi­den­ti nel­le due parti. 

Ver­ran­no man­te­nu­ti gli attua­li dirit­ti dei cit­ta­di­ni euro­pei resi­den­ti nell’UK, con reci­pro­ci­tà da par­te del­la UE, con la sola limi­ta­zio­ne di non poter attua­re il rav­vi­ci­na­men­to dei parenti.

Sem­bre­reb­be che l’Europa abbia cedu­to sul­la pro­te­zio­ne dei cit­ta­di­ni UE da par­te del­la Cor­te di giu­sti­zia euro­pea, che non è sta­ta appro­va­ta dal Regno Uni­to, quin­di gli uni­ci tri­bu­na­li che potran­no inter­ve­ni­re saran­no quel­li bri­tan­ni­ci e le dispu­te potran­no esse­re defe­ri­te alla Cor­te euro­pea solo per i pri­mi otto anni di Bre­xit.

o Sta­bi­li­tà nei rap­por­ti tra il Regno Uni­to e l’Irlanda.

Non ver­ran­no ripri­sti­na­te fron­tie­re fisi­che tra l’Irlanda del nord che fa par­te dell’UK e la Repub­bli­ca d’Irlanda che fa par­te del­la UE.

Resta anco­ra da defi­ni­re come attua­re que­sto prin­ci­pio in ter­mi­ni ope­ra­ti­vi, tan­to che la solu­zio­ne con­cre­ta a que­sta pro­ble­ma­ti­ca è diven­ta­ta il vero osta­co­lo all’apertura di un negoziato.

o Liqui­da­zio­ne finan­zia­ria da par­te del Regno Uni­to ver­so la UE dei costi di reces­so e del­la quo­ta di pas­si­vi­tà e quan­to altro pre­vi­sto dagli obbli­ghi fis­sa­ti per gli Sta­ti dell’Unione Europea. 

 

Il Regno Uni­to paghe­rà il suo debi­to. L’intesa rag­giun­ta a dicem­bre 2017 è sta­ta sul siste­ma di cal­co­lo di tale debi­to e non sull’importo, che vie­ne sti­ma­to tra i 40 ed i 60 miliar­di di euro.

Quin­di, sep­pu­re l’Unione Euro­pea non abbia otte­nu­to total­men­te quan­to si era ripro­po­sta, sem­bra che la fer­mez­za sem­pre dichia­ra­ta dal suo nego­zia­to­re Michel Bar­nier abbia dato i suoi frut­ti e che il gover­no bri­tan­ni­co abbia per­so, di fat­to, la “spa­val­de­ria” e la durez­za ini­zia­li – con disap­pun­to degli “inte­gra­li­sti” del­la Bre­xit – in segui­to pri­ma all’indebolimento del Pri­mo Mini­stro con­se­guen­te ai risul­ta­ti del­le ele­zio­ni tenu­te­si a giu­gno 2017 per vole­re del­la stes­sa May, poi il 13 dicem­bre con la vota­zio­ne nel Par­la­men­to bri­tan­ni­co di un emen­da­men­to alla leg­ge qua­dro sul­la Bre­xit che in sostan­za fa sì che l’accordo fina­le dovrà esse­re appro­va­to dal Par­la­men­to stes­so e non solo dal gover­no e pro­ba­bil­men­te a cau­sa del­le dif­fi­col­tà che il Regno Uni­to sta regi­stran­do con­cre­ta­men­te dovu­te alla deci­so­ne di fuo­riu­sci­ta ad ini­zia­re dal­la sva­lu­ta­zio­ne del­la ster­li­na e dal con­se­guen­te aumen­to del carovita.

C’è da aggiun­ge­re che era tra­pe­la­to che “gli euro­pei­sti” – tra i qua­li Tony Blair e John Kerr (ex Amba­scia­to­re bri­tan­ni­co a Bru­xel­les ed ex Segre­ta­rio gene­ra­le del­la Con­ven­zio­ne euro­pea che redas­se i Trat­ta­ti euro­pei) – si sta­va­no muo­ven­do anche con incon­tri infor­ma­li con rap­pre­sen­tan­ti del­la UE per bloc­ca­re la Bre­xit, soste­nen­do aper­ta­men­te, peral­tro, che que­sta via fos­se anco­ra pos­si­bi­le. Inol­tre, recen­te­men­te sta venen­do allo sco­per­to una sor­ta di movi­men­to pro – Euro­pa che chie­de di tor­na­re al refe­ren­dum. In ogni caso, resta da vede­re qua­le sarà l’eventuale stra­da nego­zia­le che potreb­be­ro pren­de­re le due par­ti. Le ipo­te­si indi­ca­no la pos­si­bi­li­tà che ven­ga scel­ta l’impostazione dell’accordo di asso­cia­zio­ne, tipo quel­lo UE – Nor­ve­gia, che pre­ve­de la libe­ra cir­co­la­zio­ne del­le per­so­ne (spa­zio Schen­gen) e del­le mer­ci (mer­ca­to comu­ne) o inve­ce lo sche­ma del CETA (Accor­do UE – Cana­da) nel qua­le la posi­zio­ne del Regno Uni­to sareb­be pro­prio come un vero Pae­se terzo.

A tale pro­po­si­to, a mar­zo 2018 il Par­la­men­to euro­peo ha pub­bli­ca­to una riso­lu­zio­ne di orien­ta­men­ti sul­le futu­re rela­zio­ni tra l’Unione Euro­pea ed il Regno Uni­to nel qua­le si schie­ra deci­sa­men­te a favo­re dell’accordo di asso­cia­zio­ne ed auspi­ca anco­ra che il Regno Uni­to deci­da di rima­ne­re nel Mer­ca­to uni­co e nell’Unione doga­na­le, poi­ché con que­sta solu­zio­ne ver­reb­be garan­ti­ta la pro­se­cu­zio­ne di scam­bi com­mer­cia­li sen­za attriti.

Il docu­men­to del Par­la­men­to è mol­to det­ta­glia­to e tra gli altri temi affron­ta anche quel­li rela­ti­vi ad agri­col­tu­ra, agroa­li­men­ta­re e pesca, anche ricor­dan­do che l’accesso al mer­ca­to UE è subor­di­na­to al rigo­ro­so rispet­to del­la legi­sla­zio­ne del­la UE stes­sa in mate­ria di sicu­rez­za ali­men­ta­re, OGM, pesti­ci­di, benes­se­re ani­ma­le, eti­chet­ta­tu­ra, nor­me sani­ta­rie e fito­sa­ni­ta­rie, salu­te uma­na, ani­ma­le e vegetale.

Per quan­to riguar­da la secon­da ipo­te­si – un accor­do simi­la­re a quel­lo sigla­to con il Cana­da – for­se lasce­reb­be più libe­ro l’UK di pro­ce­de­re poi ad accor­di di libe­ro scam­bio con altri Paesi.

A pro­po­si­to del­la faci­li­tà che il Regno Uni­to pro­ce­da con accor­di di libe­ro scam­bio con altri Pae­si può esse­re emble­ma­ti­co cita­re la noti­zia ripor­ta­ta dal Finan­cial Times a novem­bre 2017 che sem­bra che gli Sta­ti Uni­ti abbia­no comu­ni­ca­to che sti­pu­le­ran­no un accor­do com­mer­cia­le con l’UK solo nel caso in cui que­sto accet­ti le dispo­si­zio­ni nor­ma­ti­ve sta­tu­ni­ten­si lascian­do entra­re ad esem­pio il pol­lo trat­ta­to con il clo­ro e le car­ni pro­ve­nien­ti da ani­ma­li per i qua­li sia­no sta­te uti­liz­za­te sostan­ze ormo­na­li. E da qual­che indi­scre­zio­ne sem­bre­reb­be che anche l’Australia inten­da assu­me­re la stes­sa posizione.

In con­clu­sio­ne, nel rap­por­to sul­lo sta­to del nego­zia­to redat­to l’8 dicem­bre 2017 la Com­mis­sio­ne euro­pea ha indi­ca­to che lo stes­so dovreb­be esse­re con­clu­so, nei con­te­nu­ti, entro l’autunno del 2018 così da pote­re ave­re i tem­pi neces­sa­ri alla dovu­ta appro­va­zio­ne del Con­si­glio e del Pal­men­to UE e del Regno Uni­to – con le sue pro­ce­du­re inter­ne – per for­ma­liz­za­re il “With­dra­wal Agree­ment” entro la data del 29 mar­zo 2019.

Nel frat­tem­po l’Unione Euro­pea, con una let­te­ra a fir­ma con­giun­ta con il Regno Uni­to, ad otto­bre 2017 ha sen­si­bi­liz­za­to il WTO sull’intera mate­ria del­la Bre­xit che ha dato il via alla rea­liz­za­zio­ne di appun­ta­men­ti a tre (UE, UK e WTO) a Gine­vra nei qua­li vie­ne affron­ta­ta anche la tema­ti­ca del­la ripar­ti­zio­ne dei con­tin­gen­ti tarif­fa­ri fis­sa­ti dal­lo stes­so WTO.

Come illu­stra­to nel­la ses­sio­ne intro­dut­ti­va, a giu­gno 2018 la Com­mis­sio­ne euro­pea ha pub­bli­ca­to oltre 60 avvi­si sui pre­pa­ra­ti­vi set­to­ria­li neces­sa­ri nel caso di assen­za di accor­do con il Regno Uni­to, ipo­te­si che pur­trop­po va tenu­ta anco­ra presente.

I capi­to­li con­si­de­ra­ti dal­la Com­mis­sio­ne sono sin­te­ti­ca­men­te: le respon­sa­bi­li­tà nel­la cate­na di distri­bu­zio­ne per i pro­dot­ti ogget­to di scam­bi com­mer­cia­li, gli impor­ta­to­ri, i distri­bu­to­ri, ecce­te­ra; i cer­ti­fi­ca­ti, le licen­ze e le auto­riz­za­zio­ni; le doga­ne, l’IVA e le acci­se; le rego­le di ori­gi­ne; le restri­zio­ni nell’import e nell’export del­le mer­ci; i tra­sfe­ri­men­ti dei dati personali.

Suc­ces­si­va­men­te (a luglio 2018) il Regno Uni­to ha pre­sen­ta­to alla Com­mis­sio­ne euro­pea un Libro bian­co con­te­nen­te pro­po­ste det­ta­glia­te su tut­ti i capi­to­li eco­no­mi­ci nel qua­le vie­ne indi­ca­to che per il com­mer­cio dei pro­dot­ti indu­stria­li, agri­co­li, agroa­li­men­ta­ri e del­la pesca si adot­te­rà una linea “mor­bi­da”, ovve­ro ver­rà man­te­nu­ta una sor­ta di mer­ca­to uni­co. Que­sto risol­ve­reb­be anche le pro­ble­ma­ti­che rela­ti­ve alla fron­tie­ra irlandese.

Ma que­sta linea adot­ta­ta dal gover­no UK, in real­tà, ha susci­ta­to le dimis­sio­ni di com­po­nen­ti impor­tan­ti qua­li il Mini­stro degli este­ri bri­tan­ni­co Boris John­son ed il Mini­stro del­la Bre­xit David Devis con il suo stret­to col­la­bo­ra­to­re Ste­ve Baker.

La Com­mis­sio­ne euro­pea, comun­que, ha tem­po 90 gior­ni per espri­mer­si sul Libro bian­co bri­tan­ni­co per poi ini­zia­re la nego­zia­zio­ne. Risul­ta, però, che da subi­to il nego­zia­to­re euro­peo Ber­nier si sia espres­so in ter­mi­ni nega­ti­vi nei con­fron­ti del­la pro­po­sta bri­tan­ni­ca, del­la qua­le sal­ve­reb­be solo alcu­ni ele­men­ti utili.

Com­par­to agri­co­lo ed agroalimentare 

Il 60% dei pro­dot­ti agri­co­li ed agroa­li­men­ta­ri con­su­ma­ti nel Regno Uni­to sono impor­ta­ti e cir­ca il 75% di que­sti pro­vie­ne dal­la UE (con un trend in costan­te cre­sci­ta sia in valo­re che in volu­me). (Fon­te COPA COGECA). (Nel 2017 il 73% in valo­re; fon­te: Com­mis­sio­ne europea).

Il Regno Uni­to si con­fi­gu­ra come il quar­to mer­ca­to di export ali­men­ta­re per l’Italia, dopo Ger­ma­nia, Fran­cia e Sta­ti Uni­ti, e per alcu­ni set­to­ri si trat­ta di un acqui­ren­te fondamentale.

Ad esem­pio nel 2018 si è con­fer­ma­to il più impor­tan­te impor­ta­to­re di spu­man­ti ita­lia­ni con l’assorbimento del 29% del valo­re dell’export tota­le e del 30% in quan­ti­tà del­le nostre bol­li­ci­ne (Istat). In par­ti­co­la­re pres­so­ché il 38% in valo­re ed il 41% in volu­me dell’export di Pro­sec­co DOP va nel Regno Uni­to. Inol­tre, cir­ca il 20% del­le nostre espor­ta­zio­ni di pela­ti e pol­pe di pomo­do­ro è desti­na­to al mer­ca­to bri­tan­ni­co. Anche per i for­mag­gi gra­na (Par­mi­gia­no Reg­gia­no e Gra­na Pada­no) l’export ver­so il Regno Uni­to con­ta per ben il 9% di quel­lo tota­le (Fon­te Agri­food Monitor/Nomisma).

Per quan­to riguar­da la UE, dal­la “Rela­zio­ne pre­li­mi­na­re sugli impat­ti dell’uscita del Regno Uni­to dall’Unione Euro­pea” pub­bli­ca­ta dal COPA COGECA nel­la pri­ma ver­sio­ne a mar­zo 2017 emer­ge che i set­to­ri pro­dut­ti­vi sog­get­ti a mag­gio­re rischio sono la car­ne bovi­na, il lat­tie­ro casea­rio, il vino, l’ortofrutticolo ed il riso.

Tol­ta la car­ne bovi­na, che può inte­res­sar­ci meno diret­ta­men­te, per i quat­tro set­to­ri che riguar­da­no da vici­no le espor­ta­zio­ni ita­lia­ne, in par­ti­co­la­re per il set­to­re viti­vi­ni­co­lo e per il riso, il Regno Uni­to potreb­be tro­va­re dif­fe­ren­ti for­ni­to­ri con una cer­ta facilità.

A tale pro­po­si­to, va già rile­va­to che Regno Uni­to ed Austra­lia han­no di recen­te sigla­to un accor­do sul vino che ripren­de quel­lo in atto dal 2010 tra la UE e la stes­sa Austra­lia; for­mal­men­te non si trat­ta un accor­do di libe­ro scam­bio (FTA), ma nei fat­ti è mol­to simi­la­re. Ed è ipo­tiz­za­bi­le che tale inte­sa andrà a favo­re anche del­la Nuo­va Zelan­da poi­ché ha un accor­do di libe­ro scam­bio nel set­to­re pro­prio con l’Australia.

I pro­dot­ti per i qua­li, inve­ce, la Com­mis­sio­ne repu­ta pre­ve­di­bi­le un impat­to con­te­nu­to sono il gra­no, gli oli vege­ta­li (esclu­so olio di oli­va) e le uova.

Natu­ral­men­te le tema­ti­che che si stan­no affron­tan­do sono mol­tis­si­me e riguar­da­no tut­te le rego­la­men­ta­zio­ni euro­pee: dal­la com­ples­sa rior­ga­niz­za­zio­ne del­le doga­ne, al rico­no­sci­men­to del siste­ma del­le deno­mi­na­zio­ni, alle nor­ma­ti­ve sul bio­lo­gi­co, a quel­le sull’eradicazione del­le malat­tie, al benes­se­re ani­ma­le, eccetera.

Cosa ne pen­sa Confagricoltura 

Espo­nia­mo di segui­to una sin­te­si di base del­la posi­zio­ne di Confagricoltura.

* Nel­le linee gene­ra­li rite­nia­mo neces­sa­rio impo­sta­re la fuo­riu­sci­ta del Regno Uni­to dall’Unione Euro­pea limi­tan­do il più pos­si­bi­le i cam­bia­men­ti nei rap­por­ti com­mer­cia­li tra UE e UK, ovve­ro cer­can­do di crea­re un’area di libe­ro scam­bio rego­la­men­ta­ta con cri­te­ri simi­la­ri ad altri accor­di sti­pu­la­ti tra la UE ed alcu­ni Pae­si euro­pei, qua­le ad esem­pio la Norvegia.

Il Regno Uni­to rap­pre­sen­ta per l’agroalimentare euro­peo un impor­tan­te mer­ca­to di sboc­co, per­tan­to ina­spri­re i rap­por­ti con il rischio che il Pae­se appli­chi misu­re di ritor­sio­ne non sareb­be cer­to favo­re­vo­le all’attività ed all’economia del­le impre­se UE.

Con­tem­po­ra­nea­men­te l’Unione Euro­pea rap­pre­sen­ta un for­ni­to­re di rilie­vo per UK; rite­nia­mo, quin­di, che sareb­be inte­res­se comu­ne non crea­re osta­co­li al com­mer­cio né favo­ri­re, con ino­pi­na­te chiu­su­re, l’afflusso di pro­dot­ti dai Pae­si Ter­zi che potreb­be­ro squi­li­bra­re il mer­ca­to interno.

* Il Regno Uni­to è uno dei prin­ci­pa­li con­tri­buen­ti net­ti del bilan­cio UE. Rite­nia­mo, quin­di, sia neces­sa­ria la mas­si­ma atten­zio­ne affin­ché l’assestamento del bilan­cio UE stes­so dovu­to alla fuo­riu­sci­ta del Regno non vada a gra­va­re sui fon­di desti­na­ti alla PAC.

* Si dovrà pro­ce­de­re alla rine­go­zia­zio­ne dei con­tin­gen­ti tarif­fa­ri age­vo­la­ti dei pro­dot­ti in ingres­so inte­res­sa­ti – sta­bi­li­ti negli accor­di con Pae­si ter­zi – dimi­nuen­do­ne in pro­por­zio­ne i quan­ti­ta­ti­vi, così come avvie­ne – al con­tra­rio – nel caso dell’ingresso nel­la UE di nuo­vi Stati.

Nel capi­to­lo dei Con­te­nu­ti abbia­mo fat­to cen­no all’approccio del­la UE con il WTO anche sui con­tin­gen­ti tarif­fa­ri, ma in quel caso si trat­ta solo di quel­li fis­sa­ti dal­lo stes­so WTO; i con­tin­gen­ti con­cor­da­ti con i Pae­si ter­zi dovran­no esse­re rine­go­zia­ti nell’ambito di cia­scun accor­do di libe­ro scam­bio in atto.

* E’ impor­tan­te che il siste­ma di impo­ste diret­te ed acci­se sia armo­niz­za­to con quel­lo UE affin­ché non si tra­sfor­mi, di fat­to, in un osta­co­lo al commercio.

* Sui sin­go­li pro­dot­ti ci riser­via­mo di ana­liz­za­re più a fon­do la situa­zio­ne quan­do (e se) il nego­zia­to entre­rà nel vivo del­la par­te com­mer­cia­le, ma segna­lia­mo comun­que come set­to­ri sen­si­bi­li per l’Italia in par­ti­co­la­re quel­li viti­vi­ni­co­lo, risi­co­lo ed orto­frut­ti­co­lo. Da rile­va­re già da ora, in ogni caso, che il Regno Uni­to sta dimo­stran­do chia­ra­men­te di esse­re inten­zio­na­to a per­ve­ni­re ad accor­di di libe­ro scam­bio con altri Pae­si ter­zi e que­sta even­tua­li­tà si tra­dur­reb­be per gli Sta­ti del­la UE in un aumen­to del­la con­cor­ren­za da par­te di altri for­ni­to­ri che potreb­be­ro usu­frui­re di con­di­zio­ni più favo­re­vo­li rispet­to a quel­le appli­ca­te per loro.

A tito­lo di esem­pio, per quan­to riguar­da i pro­dot­ti di mag­gio­re inte­res­se per l’Italia, pos­si­bi­li com­pe­ti­tor potreb­be­ro esse­re per il vino USA, Austra­lia ed Ame­ri­ca lati­na, per il riso India, Paki­stan e Thai­lan­dia – con i qua­li UK ha già cana­li com­mer­cia­li aper­ti – e per l’ortofrutta i Pae­si del nord Afri­ca, ma anche il Sudafrica.

* Abbia­mo evi­den­zia­to nel­le diver­se sedi che la Com­mis­sio­ne euro­pea deb­ba pre­ve­de­re un bud­get di soste­gno per i pro­dot­ti agri­co­li da uti­liz­za­re nei pri­mi anni di appli­ca­zio­ne del­la Bre­xit in caso di pos­si­bi­li cri­si set­to­ria­li e risul­ta che la Com­mis­sio­ne darà segui­to a que­sto principio.

* Potreb­be esse­re l’occasione per fare un pas­so avan­ti nel rico­no­sci­men­to del­le IIGG miran­do ad otte­ne­re l’approvazione da par­te del Regno Uni­to del regi­me in quan­to tale, lascian­do l’eventuale for­mu­la­zio­ne di una lista solo come ulti­ma even­tua­li­tà se nel cor­so del nego­zia­to non si riu­scis­se ad otte­ne­re l’obiettivo com­ples­si­vo. Non è esclu­so che tale ipo­te­si potreb­be esse­re di inte­res­se anche del Regno Uni­to aven­do que­sto cir­ca 70 deno­mi­na­zio­ni tutelate.

Nell’ambito del­la Task for­ce Bre­xit, la DBV tede­sca, in par­ti­co­la­re, ha soste­nu­to con for­za que­sta posi­zio­ne di Con­fa­gri­col­tu­ra che è sta­ta poi espli­ci­ta­ta come posi­zio­ne una­ni­me del­la Task for­ce stes­sa.

Task for­ce Bre­xit COPA COGECA 

Con­fa­gri­col­tu­ra è par­te atti­va del­la “Task for­ce del COPA e del­la COGECA sul­la Bre­xit” costi­tui­ta­si alla fine di set­tem­bre 2017 con il man­da­to del Pre­si­dium di segui­re il pro­ces­so nego­zia­le e for­mu­la­re rac­co­man­da­zio­ni alle pre­si­den­ze degli stes­si COPA e COGECA.

La Task for­ce ha dato il via ai lavo­ri met­ten­do a pun­to un docu­men­to di posi­zio­ne che ripren­de in sostan­za i temi ripor­ta­ti nel­la sezio­ne pre­ce­den­te, ovve­ro il pen­sie­ro di Confagricoltura.

Si è riu­ni­ta otte vol­te e sono sta­te affron­ta­te le seguen­ti prin­ci­pa­li tema­ti­che. Qua­si cer­ta­men­te con­ti­nue­rà ad ope­ra­re nei pri­mi tem­pi di Bre­xit o nel cor­so del nego­zia­to – se vi sarà –, sep­pu­re il man­da­to del Pre­si­dium fos­se fino alla sca­den­za del 29 mar­zo 2019.

 Doga­ne;

 aspet­ti sani­ta­ri e fitosanitari;

 nor­me di origine;

 Indi­ca­zio­ni geografiche;

 con­tin­gen­ti tarif­fa­ri dell’OMC;

 accor­di di libe­ro scambio;

 cli­ma e pro­te­zio­ne dell’ambiente;

 PAC;

 pro­te­zio­ne dei dirit­ti dei lavoratori;

 iva;

 acci­se;

 acci­se sui carburanti;

  • dirit­to del­la con­cor­ren­za (in meri­to alla qua­le il gover­no bri­tan­ni­co ha pro­po­sto di impe­gnar­si fin da subi­to a man­te­ne­re una nor­ma­ti­va comu­ne all’UE sugli aiu­ti di stato).

Cosa ne pen­sa (di base) la UE sul nego­zia­to commerciale 

Nel com­par­to dell’agricoltura, dell’agroalimentare e del­la pesca l’Unione Euro­pea per­se­gue, per ora, i prin­ci­pa­li seguen­ti obiettivi:

 azze­ra­men­to tota­le dei dazi;

 rigo­ro­so rispet­to del­la legi­sla­zio­ne del­la UE in mate­ria di sicu­rez­za ali­men­ta­re, OGM, pesti­ci­di, benes­se­re ani­ma­le, eti­chet­ta­tu­ra, nor­me sani­ta­rie e fito­sa­ni­ta­rie, salu­te uma­na, ani­ma­le e vegetale.

* L’Unione Euro­pea non inten­de pro­ce­de­re alla rine­go­zia­zio­ne dei con­tin­gen­ti tarif­fa­ri sta­bi­li­ti negli accor­di di libe­ro scam­bio in vigo­re con i Pae­si ter­zi; ritie­ne che sia trop­po com­ples­so e rin­via even­tual­men­te a dopo il 2020.

Ma quan­to è più gra­ve è che non inten­de nem­me­no ripro­por­zio­na­re le pro­po­ste in discus­sio­ne nei nego­zia­ti in cor­so, qua­le ad esem­pio quel­lo con il Mercosur.

(Nell’ambito del­la Task for­ce Bre­xit Con­fa­gri­col­tu­ra e FNSEA han­no con­te­sta­to for­te­men­te que­sta decisione).

* La UE chie­de il rico­no­sci­men­to del­le IIGG sia esi­sten­ti che futu­re. La sua posi­zio­ne, quin­di, sem­bre­reb­be piut­to­sto in linea con quel­la di pun­ta­re al rico­no­sci­men­to dell’intero regi­me del­le deno­mi­na­zio­ni euro­pee, del siste­ma in quan­to tale, e non di una lista limi­ta­ta di prodotti.

Risul­ta che l’UK, inve­ce, inten­da rin­via­re il dibat­ti­to al negoziato.