Il direttore Lombardi replica alle accuse ai vivaisti di Wwf Toscana e alla risposta della Dott.ssa Breschi
Confagricoltura Pistoia: nessun “negazionismo” sul glifosate, ma noi non danneggiamo la salute dei cittadini e non accettiamo interpretazioni faziose dei dati
Il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi: «come mai Wwf Toscana accusa noi e non dice niente alla Regione Toscana che è inadempiente sui sostegni promessi per ridurre il glifosate? Ad esempio nel Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile” i vivaisti erano pronti a investire oltre 7 milioni di euro su circa 11,6 mln, di cui il restante 40% a carico regionale ed europeo». Wwf non ha letto nulla dei nuovi pacciamanti naturali che sostituiscono il glifosate nella vasetteria? E davvero ritiene il problema dei residui nelle acque superficiali dello stesso livello dell’inquinamento dell’aria che sta riscaldando il pianeta e sciogliendo i ghiacciai, a cui il vivaismo dà una risposta con le forestazioni urbane? Alla consigliera comunale Dott.ssa Breschi Lombardi ricorda che la scienziata Elena Cattaneo in Senato ha firmato una mozione per subordinare eventuali restrizioni o aumenti dell’uso del glifosate a valutazioni scientifiche.
«Basta un solo aspetto del testo di accusa di Wwf Toscana nei confronti dei vivaisti e delle associazioni agricole pistoiesi a certificare il loro atteggiamento preconcetto e fazioso: ci accusano di immobilismo (e addirittura di negazionismo del problema, nonostante esplicite dichiarazioni nostre di tutt’altro segno) sul fronte della riduzione dei fitofarmaci, glifosate in testa, ma non dicono niente (né critica né minimo cenno di sollecito) alla Regione Toscana, che aveva siglato con noi lo scorso novembre un protocollo d’intesa per favorire una riconversione dei vivai che li mettesse in grado di ridurre al minimo gli erbicidi e poi non ha dato seguito alla promessa di sostegno economico. E anzi ha addirittura negato, per ora, i fondi al Pid “Vivaismo per un futuro sostenibile”, nel quale i vivaisti avrebbero messo di tasca propria oltre 7 milioni di euro su circa 11,6 mln di investimenti, di cui il restante 40% circa avrebbero dovuto essere contributi europei e regionali. Come mai se la prendono solo con noi? Stendiamo poi un velo pietoso sulla seguente espressione di Wwf Toscana che si commenta da sola: “…all’interno di inutili tavoli istituzionali (che non servono a nulla)”».
E’ quanto dichiara il direttore di Confagricoltura Pistoia Daniele Lombardi in risposta a Wwf Toscana che è intervenuta il 29 luglio su www.toscanachiantiambiente.it, con successivi articoli nei due giorni seguenti sulle edizioni pistoiesi di Nazione e Tirreno, sulla questione dei dati Arpat sui residui di fitofarmaci, e in particolare di glifosate e Ampa, nelle acque superficiali della provincia di Pistoia. «Mi potrei fermare qui – chiosa Lombardi – perché il fatto che non neghiamo nulla e la nostra posizione al riguardo sono già emersi nero su bianco nei nostri comunicati stampa del 15 e 25 luglio, ampiamente riportati dalla stampa e consultabili nella nostra pagina Facebook e sul sito web www.confagricolturapistoia.it. Ma siccome Confagricoltura ha una responsabilità economica e sociale e crede negli atteggiamenti costruttivi replichiamo ad alcuni punti del testo di Wwf e alla Dott.ssa Breschi, che ci ha risposto oggi attraverso le pagine del Tirreno Pistoia ricordandoci il suo curriculum scientifico di tutto rispetto e affermando che ha visto “un progressivo incremento di patologie oncologiche ed oncoematologiche su questo territorio ed anche su altri territori, poiché l’Italia purtroppo è uno dei paesi più inquinati del mondo”».
«Ecco, alla Dott.ssa Breschi ci limitiamo a replicare – dice Lombardi — che se ci siamo permessi di criticare come poco rigorose certe sue affermazioni in un’intervista della Nazione Pistoia del 17 luglio è proprio con riferimento alla sua preparazione scientifica. Da una scienziata come lei non ci aspettiamo, in un’intervista in cui si parla anche di tumori, frasi come le seguenti non accompagnate da prove e argomentazioni a sostegno: “non penso si tratti di poche mele marce che continuano ad abusare del glifosato e altri fitofarmaci pericolosi” e “se le mele marce fossero poche, il valore del diserbante in questione non sarebbe addirittura aumentato”. Infatti, gli aumenti di residui, come ci hanno spiegato i nostri tecnici, sono circoscritti a soli due torrenti riguardanti marginalmente il distretto e in un caso sembrano dipendere chiaramente anche da altre attività, e inoltre quegli aumenti di valore potrebbero dipendere da pochi comportamenti illeciti, al limite anche dal mancato rispetto dei distanziamenti di un solo soggetto». Lombardi ribadisce anche che «non è molto scientifico fare dichiarazioni generiche sul glifosate come causa di danni alla salute e tumori senza portare prove e dati, meglio se riferiti al nostro territorio. Anche perché, come ammette Wwf Toscana, “il Glifosate è ancora legale” e se una scienziata quale Elena Cattaneo, come riportato ieri dalla Nazione Pistoia, ha firmato una mozione in Senato che subordina eventuali riduzioni dell’uso del glifosate a valutazioni sanitarie, ambientali ed economiche, qualche ragione ci sarà. Noi, comunque, se venissero fuori chiaramente dati negativi anche a seguito di trattamenti corretti di glifosate, saremmo i primi a preoccuparcene, visto che gli unici esposti saremmo proprio noi agricoltori e vivaisti».
«A Wwf Toscana – continua il direttore di Confagricoltura Pistoia – dico, ripetendo in parte concetti già espressi nei precedenti comunicati, che noi non neghiamo il problema glifosate, come finge di non sapere Wwf, altrimenti non avremmo sottoscritto il protocollo con la Regione, rimasto inattuato per inadempienze non nostre. Abbiamo semplicemente replicato a speculazioni ed interpretazioni allarmistiche dei dati Arpat, perché si tratta di un problema ambientale riguardante le acque superficiali (e relativa flora e fauna): un effetto collaterale indesiderato simile a quello della maggior parte delle attività produttive, che però a differenza della nostra non producono ossigeno e non contrastano il rischio ambientale maggiore in questo fase storica, che è il riscaldamento terrestre. Non accettiamo però le seguenti accuse senza prove: 1) che le nostre attività provochino tumori ai cittadini; 2) che neghiamo il problema e che non stiamo facendo niente per migliorare le cose, quando gli inadempienti sono altri. A questo proposito consiglio Wwf di informarsi meglio e di venire a parlare con noi, ad esempio, dei progetti per l’uso di pacciamante organico nella vasetteria, che consentirà, con aumenti dei costi produttivi significativi, di fare a meno del glifosate nella produzione delle piante in vaso e di altri progetti che abbiamo avviato o vorremmo avviare se fossimo co-finanziati dalla Regione».
«Comunque ribadiamo, come sostenuto anche da altri colleghi, — conclude Lombardi — che il distretto vivaistico non può avere parametri paragonabili a quelli di un’area protetta. Tutto questo per problemi ambientali che, con buona pace del Wwf, sono una pagliuzza rispetto alla trave dell’inquinamento dell’aria che fa surriscaldare la terra e sciogliere i ghiacciai. Wwf vuole per un oltranzismo su questo problema dei residui, che comunque stiamo affrontando, mettere in crisi il settore che, fornendo le piante per i progetti di forestazione urbana, può far migliorare i parametri ambientali decisivi per il futuro dell’umanità? E non dite che si può fare del tutto a meno di agrofarmaci restando economicamente competitivi (cioè senza chiudere i battenti), perché non è così: le piante non le comprerebbero più a Pistoia!».